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Daltonismo: non è solo una condizione genetica

Daltonismo: non è solo una condizione genetica

Attraverso gli occhi ci rapportiamo con il mondo esterno, riusciamo a stabilire relazioni e percepire sensazioni. Lo sguardo è il principale strumento attraverso il quale svolgiamo le nostre mansioni di lavoro, il veicolo a bordo del quale viaggiamo attraverso i momenti belli o brutti della vita.

Al centro di tutto si pone in primis la percezione dei colori, capaci con le loro sfumature e tonalità di definire e rendere più o meno interessante ogni situazione della quale siamo protagonisti. Vi sono però alcune persone che soffrono di un disturbo che va ad alterare proprio questo aspetto essenziale. Si tratta del daltonismo, una particolare condizione che prende il nome dallo scienziato che per primo riuscì a descriverla ovvero l’inglese John Dalton.

Il termine tecnico sarebbe discromatopsia ma è conosciuta anche come ‘cecità cromatica’. Per chi si trovi a vedere male i colori a causa del daltonismo si spalanca un mondo fatto di incertezze e dubbi, legati alle attività del vivere quotidiano. Una condizione che per la persona daltonica vuol dire anche impossibilità ad avere accesso a determinate professioni, che richiedono – come elemento imprescindibile – di essere in grado di distinguere i colori (quindi, per esempio, vigile del fuoco e pilota d’aereo).

Nella storia, ad ogni modo, non mancano certo esempi di daltonici celebri: Bill Clinton, Mark Zuckerberg e Paul Newman sono solo alcuni dei più famosi.

Come vede la persona daltonica

La cosiddetta cecità cromatica rende complicato svolgere certe operazioni della vita di tutti i giorni. Un esempio tipico? Possono esserci difficoltà nel riconoscere i colori del semaforo nel traffico.

L’impatto psicologico, dunque, è un elemento che non bisogna trascurare nel momento in cui si riconosce la presenza di questo disturbo. Il daltonismo occhi è soprattutto congenito, dovuto in particolare a una mutazione genetica che va a colpire il cromosoma X. Esistono diversi tipi di discromatopsia, ciascuna per le diverse e possibili sfumature dei vari colori. Questa condizione è dovuta a un’alterazione riguardante i coni (fotorecettori), che inficia la corretta visualizzazione dei colori.

Per esempio il rosso può non essere percepito in assoluto, allora parleremo di protanopia, mentre nel caso siano il blu o il giallo a non essere visti si avrà una tritanopia. I coni della persona daltonica, non riuscendo a funzionare correttamente per via dell’anomalia, inviano info confusionarie al cervello che non riesce a tradurre in modo giusto il segnale visivo ricevuto nel colore. Ancora diversa è invece l’acromatopsia, in presenza della quale la persona riesce a percepire solo il bianco e il nero.

E’ l’oculista a individuare il daltonismo, dopo aver effettuato un esame ad hoc che consiste proprio nel corretto riconoscimento di una serie di colori. Si utilizzano le tavole di Ishihara, con una serie di punti disposti per delineare numeri e disegni da determinare. In base ai singoli errori commessi dalla persona nel riconoscimento, si può capire il tipo di daltonismo e il grado del disturbo. Per stabilire se si è un daltonico, lo specialista può ricorrere anche al test di Farnsworth dove occorre ordinare delle pastiglie per sfumatura di colore.

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